8/23/2011

L’Italia POTREBBE diventare Grande: invece della fuga dei cervelli, sosteniamo quella dei minchioni!

Iniziamo con il dire che io provo una grande e immensa stima per una delle comiche più brave in Italia: Luciana Littizzetto.





Le hanno chiesto di entrare in politica e sapete che ha risposto? “i politici non dovrebbero far ridere!”. Stima. 
Sapete cosa apprezzo di lei?Molte cose in verità: la sua pungente ironia è qualcosa che non si può non amare, il suo essere aggiornata su tutto è un atteggiamento da imitare , la sua curiosità e la sua dialettica sono a dir poco spettacolari .. ma sapete la sua qualità migliore qual è a mio parere? Quella di avere un punto di vista chiaro e informato. Lei vuole dire la sua! Non si lascia vivere, ma vive la realtà in ogni suo aspetto! E dalla quotidianità riesce a tirar fuori cose straordinarie!  Sapete che serve per vivere intensamente? Lo stupore per le cose.. e lei ne ha a bizzeffe! E poi.. diciamocelo, sa incantarti su qualsiasi argomento! La politica non mi è mai piaciuta. No. Ma ho iniziato a seguire la Lucianina a “Che tempo fa” e ascoltando lei, uno ci si scompiscia dalle risate (anche se un po’ amaramente, perché ciò che dice fa riflettere e parla di cose drammaticamente vere, in chiave ironica) e due spinge davvero qualche bottone dentro di me ad andare ad informarmi, ad approfondire certe tematiche … e tutto questo dicendo “buffonate”!! Avete mai letto i suoi libri? Io rido dalla prima all’ultima pagina, ma se ci fate caso, parlando di walter e iolanda… non fa altro che raccontare della nostra società in una maniera cosi limpida e critica da spiazzare chiunque! Si vede che era un insegnante! Avrei voluto averla come docente :) Vi riporto qui un brano tratto da “I dolori del giovane Walter” che mi è piaciuto tantissimo! Concordo con lei in ogni virgola…





“Altro che futuro e modernità. Qui siam sempre al pian dei babi. Come per la storia della ricerca. E la ricerca di qua e la ricerca di là… Sempre lì che ti fan vedere uno che tira fuori un’ampollina dal ghiaccio secco e la sbircia. La rimira. Punto. Arriva uno, tira fuori  dal contenitore un’ampolla che fuma di freddo come i filetti di platessa quando li tiri fuori dal freezer e la guarda. Va bene. Amore? Guarda pure nella provetta, guardare è sempre una bella cosa, ma dopo andiamo avanti però. “grazie ai soldi per la ricerca fra vent’anni sarà sconfitto questo e fra vent’anni sarà sconfitto quell’altro.” E minchia! Vent’anni sono vent’anni! Amici delle ricerche? Sapete nel frattempo quante altre malattie ci vengono? Vogliamo darci una mossa, cortesemente? No, perché intanto noi paghiamo. E i cervelli importanti ci fuggono all’estero.
Avete letto del primo trapianto di trachea fatto da un medico italiano? Dottor Paolo Maccharini si chiama. Un vero geniaccio. Sui cinquant’anni, un bell’uomo, una via di mezzo fra Clooney e Iacchetti. No, lo dico perché io me lo immaginavo con le orecchie a punta come il signor Spock e tutto corrugato sulla fronte, visto che ha fatto un’operazione che è pura fantascienza. Ha preso la trachea da un donatore, l’ha caramellata con le cellule staminali della paziente dentro un bioreattore e poi gliel’ha messa su. Tutto questo dove? Essendo un medico italiano in un ospedale italiano, forse? Ma certo che no, in Spagna. E perché? Perché quando è stato il momento di fare il concorso in Italia al Macchia gli hanno detto subito che tanto non l’avrebbe mai passato perché c’aveva davanti un raccomandato. Siamo alle solite. Scappa un cervello, trapianta una trachea e noi la pigliamo in quel posto. Tre organi coinvolti. Noi siam fatti così. Appena abbiamo uno con un QI superiore alla media lo lasciamo emigrare come le anatre mandarine. 
In Italia abbiamo un potenziale di talenti, di prodigi, di menti eccelse. Gente capace di ricostruire il piloro di linoleum, chirurghi che da un cucchiaio di midollo invece del risotto alla milanese fanno ricrescere un polmone, biologi che da una goccia di sudore di macaco sanno tirare fuori il vaccino per il morbo del cuccumerlo, e i raccomandati in Italia gli fregano il posto. Noi ci teniamo le teste di legno che non emigrano mai,.
Facciamo una roba, costituiamo un fondo. Ma non per la ricerca, un fondo che serva a finanziare i raccomandati. Noi li paghiamo. Li paghiamo perché se ne vadano via. Quanto vuoi per andare fuori dalle balle? Trecentomila euro? Toh, pedala. Guardate che alla fine ci guadagniamo, sapete? Per dire. Gli facciamo anche l’esame con il prof che gli chiede: “Mi parli di lei”. “Io, guardi, sono figlio di primario o di politico, non so fare una mazza, voglio solo un posto dove grattarmi le ginocchia per tutta la vita”. Bravo 110 e lode. Vince un concorso in Micronesia  per trent’anni tutto pagato. Così finalmente l’Italia diventerà famosa invece che per la fuga dei cervelli per la fuga dei minchioni.”



Che cosa ne pensate voi?







http://librisulibri.it/2010/12/01/i-dolori-del-giovane-walter-di-luciana-littizzetto



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