Quest'oggi volevo proporvi un elenco interessante stilato da fantascienza.com, il quale fa un'ottima analisi della crisi nera in cui sembra precipitare il 3D.
L'articolo trova quattro colpevoli per l'attuale fallimento della terza dimensione.
Ecco il dettaglio:
1 — L'avidità delle sale cinematografiche: nella primavera del 2010 il Wall Street Journal
riportava che le maggiori catene cinematografiche avevano alzato i loro
prezzi del 20%, nel tentativo di gonfiare ancora di più la bolla creata
da Avatar e Alice in Wonderland. Lo studio di
consulenza PricewaterhouseCoopers avvertì il mondo del cinema che le
sale cinematografiche stavano facendo lievitare i costi un po' troppo:
"le sale cinematografiche rischiano di uccidere la gallina dalle uova
d'oro, gonfiando i costi e facendo strapagare il 3D". Citando un
sondaggio, il pubblico aveva risposto che il 3D non valeva quei quattro
dollari in più sul prezzo del biglietto.
Si nota un evidente declino negli incassi del 3D prima e dopo
l'esplosione incontrollata dei prezzi: i dieci film usciti nelle sale
nel periodo precedente videro un incremento del 67%, i dieci film
seguenti l'aumento dei costi, solo il 27%. Ma la discesa era cominciata
fin da prima.
2 — L'avidità delle case di produzione. Se
chiedete ai più ferventi contrari al 3D quale sia il problema, vi
risponderà in un solo modo: la conversione da 2D. James Cameron
aveva detto: "Ci aggiungono solo uno strato sopra, per puro profitto".
Dal suo punto di vista, il vero 3D si vendeva da solo, mentre le
conversioni hanno ucciso il mercato. E purtroppo, le conversioni, ovvero
il finto 3D, sono in aumento, il che spiega il generale peggioramento
della situazione.
Ma non va sottovaluto il terzo colpevole:
3
— Il pubblico. Gli spettatori possono aver ucciso il 3D con
l'indifferenza? Per molti, tutto si riduce a un giochetto che fa venire
il mal di testa. Senza contare quelli che proprio non riescono a vedere
l'effetto: il 10% della popolazione Usa non vede il 3D. Se i primi film
si giocavano la carta dell'oggetto che esce dallo schermo, più di
recente si ricercava l'atmosfera, raramente uscendo dal rettangolo dello
schermo. Il critico A.O. Scott ha lo ha definito il paradosso del 3D:
se l'effetto è così poco invasivo che nemmeno lo noto, allora posso
anche fare a meno degli occhialini e del sovrapprezzo. Il vicepresidente
della Paramount ha spiegato la situazione in poche parole, quando ha
detto al Times che gli spettatori erano stanchi di sedersi in un
cinema e chiedersi "aspetta, questo film è in 3D o no?". Forse ha avuto
ragione il critico Roger Ebert quando ha detto "il 3D non ha valore a
prescindere. O è troppo invasivo o non lo si nota affatto e l'unico
risultato e mettere in evidenza sui mercati internazionali i nostri
prodotti più imbarazzanti".
Ma manca ancora un colpevole:
4
— Pessimi filmmaker. Registi e sceneggiatori sono gli ultimi sospetti
nel nostro caso di omicidio tecnologico: pessime sceneggiature, pessime
recitazioni, regia piatta, hanno danneggiato il 3D in modo irreparabile.
Gli spettatori lo hanno capito: se i film di quest'anno sono pessimi
come quelli dell'anno scorso, freghiamocene del 3D.
Di cosa è morto il 3D? Un attacco di setticemia, ovvero troppe schifezze nel sistema.
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